Ricordo di Gianni Rizzica

Amava le istituzioni al pari della sua Reggio

di Francesco Nucara

I primi due anni dalla scomparsa di Gianni Rizzica segnano il ricordo che abbiamo di lui, ove ve ne fosse ancora bisogno, di una grande e profonda tristezza. La tristezza di andare avanti, nel Partito Repubblicano e al Comune di Reggio Calabria, senza la presenza discreta, ma piena di onestà intellettuale e morale, di un uomo che poco tempo ha vissuto ma con molto impegno e molta, forse troppa per questo tema, serietà, rigorosa e ferma. Il personale ricordo è quello che ne dovrebbe avere la classe politica reggina. L’apprezzamento per gli anni passati come vicesindaco di Reggio Calabria è stato unanime nei licei come nell’università, tra la povera gente (lo ricorderemo anche come vicepresidente del Tribunale dell’Ammalato) come tra i professionisti. Non aveva in testa la politica come professione ma come passione.

Voglio chiudere il mio ricordo di Gianni augurandomi che, in tempi di così forte crisi, morale e istituzionale, possano apparire, nel nostro così limitato orizzonte, molti giovani che, come lo è stato lui, si avvicinino alla vita politica guidati, prima di ogni altra cosa, da una vera spinta leale, entusiasta e diretta alla ricerca dell’armonia: quella personale e quella sociale, che ne è la diretta conseguenza. Educare i giovani alla conquista della corretta "educazione" politica, quella che a prima vista ti fa riconoscere come interlocutore affidabile, non dovrebbe essere utopia!

Come diceva qualcuno: "Il futuro è il passato!". E’ per questo che mantenere vivo il ricordo di Gianni Rizzica non deve essere puro esercizio retorico. Lui era davvero, senza tema di smentita, un gentiluomo della politica e sfido chiunque a ricordare di lui un’occasione che smentisca ciò. Occorre dunque tornare indietro per andare avanti e chi, come il sottoscritto, ha ormai con la vita politica un legame che ha improntato tutta la sua vita personale, ha il dovere di dare fondo a tutto il suo impegno per ripercorrere all’indietro, non importa quanta fatica occorra, le strade giuste, opportune e profondamente corrette per riconoscere in altri e nuovi giovani ciò che Gianni è stato, prenderlo per mano e guidarlo ancora verso la realizzazione del sogno… fino a farlo diventare realtà. E’ stato questo che ha animato l’entusiasmo di Gianni fino alla fine ed è per questo che lo ricordiamo vivo!

Non mi resta che ripetere ciò che Carducci, altro grande repubblicano e massone disse commentando Mazzini: "Uomo che tutto sacrificò, che amò tanto e molto compatì e non odiò mai."

Per noi Gianni rimane l’uomo che amava le istituzioni al pari della sua Reggio.